Caffe Reggio e il film “Il Padrino”

Al Pacino, nato il 25 aprile del 1950 nell’Harlem italiana, ha frequentato spesso il Caffè Reggio (al 119 di MacDougal street) nel Greenwich Village. Giancarlo Neri che per diciotto anni abitò al piano di sopra è il ragazzo che s’intravede sulla destra nella fotografia. Il Caffè, che possedeva la prima macchina da cappuccino del nord d’America, aprì nel 1927 dopo la grande ondata d’immigrazione italiana tra il 1880 e il 1924. 

Caffè Reggio è menzionato nel Padrino parte II (1974) e in Serpico (1974), entrambi film con scene girate nel Greenwich Village. Pacino stesso ha vissuto in questo quartiere (a quanto si dice in Barrow street) e vi tornerà poi per dirigere Chinese Coffee (2000) nel suo debutto alla regia, un film ispirato ai suoi primi anni passati nel Village girato al Caffè Vivaldi (32 Jones st.), un locale di proprietà del suo vicino di casa degli anniˈ70. Al Pacino appare al Caffè Vivaldi con una copia del libro Look Homeward, Angel di Thomas Wolfe (1929). L’attore compare anche nel film Cruising (1980) girato su Jones Street, una strada che prende il nome da una famiglia da cui proviene il detto “Keeping up with the Joneses” (ovvero: voler sempre essere allo stesso livello degli altri.) Nel 2010, fece il suo primo spot pubblicitario per il marchio di caffè Vittoria al Caffè Dante (79 MacDougal), aperto dal 1915 al 2015. 

Il co-protagonista del Padrino parte II Robert De Niro visse nel Greenwich Village fin dalla sua nascita nel 1943 e nel 1970 girò uno spot automobilistico su Jones Street di fronte al Florence Meat Market. Pacino e De Niro non apparvero insieme sullo schermo fino al film Heat (1995).

Il ventilatore da soffitto del Caffè Reggio proviene dal set di Casablanca (1942). 

Isaac Hayes scrisse una canzone sul Caffè Reggio per Shaft (1971), un film girato in parte all’interno del famoso locale. Christopher Walken appare qui nel film Next Stop, Greenwich Village (1976). Oscar Isaac venne al Caffè Reggio per girare Inside Llewyn Davis (2013).

All’interno del Caffè ci sono una panchina dell’età rinascimentale appartenente alla famiglia Medici e un dipinto della scuola di Caravaggio, entrambi solo presumibilmente autentici. 

All’interno del Caffè, il 23 giugno del 1958, Peter Stackpole vi fotografò Sophia Loren. Nel murales di Diego Rivera Allegory of California (1930) Stackpole appare come il diciasettenne che tiene in mano un aereoplano. Suo padre scultore (Ralph Stackpole) era un amico di Rivera. 

Pare che John Fitzgerald Kennedy tenne un discorso fuori dal Caffè Reggio, che venne frequentato anche da Jack Kerouac, Elvis Presley e da Bob Dylan, nei periodi in cui questi visse al civico 94 di MacDougal tra il 1966 e il 1973. 

Jimi Hendrix in Greenwich Village

A cura di Ariel Kates

Chi non conosce le note di apertura delle sue canzoni? Chi non riconosce la selvaggia, irrequieta energia che si trova nella sua musica? Chi non ha mai visto il suo viso sospeso tra fumo e mistero? Lo abbiamo ascoltato a concerti ed eventi in tutto il mondo. Abbiamo guardato ed ascoltato la sua musica a Woodstock. Lo abbiamo visto nei suoi abiti dai colori accesi. Lo abbiamo visto commuoversi. Il volto di una generazione, sì, ma anche il simbolo della perdita, del pericolo, un volto che fa parte del così detto club 27, insieme a troppi artisti la cui musica viene ascoltata ancora oggi. È il simbolo di un movimento, di una generazione e anche del quartiere del Village.

Lo abbiamo visto in sala di registrazione, nel suo Electric Lady Studio sulla West 8th Street, mentre creava la sua musica magica. Lo vediamo tutt’ora allo stesso modo. Ci è stato detto che, dopo Woodstock, Jimi ritornò al suo appartamento in un edificio anteguerra, al civico 59 della West 12th Street, dove hanno vissuto anche altri personaggi famosi tra cui Marisa Tomei e Cameron Diaz.

L’appartamento di Jimi è poi stato unito con un altro appartamento del palazzo, ristrutturato e venduto per milioni di dollari. Per quanto ne sappiamo questo è stato l’unico contratto d’affitto da lui firmato, anche se ha vissuto altrove fermandosi ovunque, quando viaggiava per il mondo in tour, suonando, creando arte e frequentando i suoi amici. John Storyk, un architetto di Manhattan che ha aiutato Hendrix a progettare lo studio di registrazione e la sua acustica, ha detto di ricordare che Hendrix visse anche in un cottage al civico 50 della West 8th Street, accanto all’Electric Lady Studios.

Oggi celebriamo la sua vita, ricordando che Jimi nacque il 27 novembre del 1942. Questa incredibile foto di Jimi, scattata da Fred W. McDarrah, che lavorò per il Village Voice, è una delle dodici foto raffiguranti le icone del Village del tempo, le cui stampe sono disponibili in vendita sul nostro sito. Siamo orgogliosi di poter offrire questo lato della sua storia e del Village.

È nato con il nome di Johnny Allen (in seguito cambiato da suo padre con James Marshall) a Seattle, Washington, ma fin da giovane era conosciuto come Jimi. Le difficoltà della sua vita giovanile e della sua famiglia sono ben documentate. Da parte di suo padre, che non riuscì ad incontrare suo figlio fino all’età di tre anni, c’era la costante lotta con il trauma causato dalla guerra e la disoccupazione. C’era anche il problema dell’alcolismo, l’instabilità abitativa, il divorzio definitivo e la separazione dai suoi fratelli. Jimi si arruolò nell’esercito a 19 anni nel 1961, cosa che fece per evitare la prigione, dopo che fu sorpreso a rubare auto a Seattle. Sopravvisse con l’aiuto della sua chitarra, formando una band con un suo compagno di plotone, ed ottenendo un congedo con onore, dopo essersi apparentemente rotto una caviglia durante un lancio con il paracadute.

Da quel momento Jimi si trasferì nel Tennessee, dove iniziò la sua carriera musicale suonando come supporto per artisti quali Little Richard, B.B. King, Sam Cooke e gli Isley Brothers. Nel 1965 formò un gruppo chiamato Jimmy James and the Blue Flames, che suonò nel Greenwich Village, in locali come il Cafe Wha? Prima di morire Jimi realizzò tre album, Are You Experienced? (1967), Axis:Bold as Love (1967) e infine Electric Ladyland (1968) come parte della Jimi Hendrix Experience. Electric Ladyland raggiunse il primo posto nelle classifiche americane, ed a quel punto Jimi divenne un nome conosciuto, una sensazione, un’icona pop, un rivoluzionario che ispirò gli innovatori della chitarra elettrica.

È stato descritto dalla Rock and Roll Hall of Fame come “probabilmente il più grande musicista nella storia della musica rock.” All’epoca era l’artista più pagato del mondo. Holly George-Warren della Rolling Stone Encyclopedia scrisse che “Hendrix è stato il pioniere nell’uso dello strumento come fonte di un suono elettronico. I musicisti prima di lui avevano sperimentato feedback e distorsioni ma Hendrix trasformò questi ed altri effetti in un vocabolario fluido e controllato, tanto personale quanto il blues con cui iniziò.”

Il musicista John Mayer, scrivendo per Rolling Stone, ha esplorato il lato più tenero di Jimi, scrivendo: “Spesso viene ritratto come una rockstar rumorosa e psichedelica, che manda a fuoco la sua chitarra. Ma quando io penso ad Hendrix penso a suoni calmi e piacevoli in canzoni come “One Rainy Wish”, “Little Wing” e “Drifting”.“Little Wing” è terribilmente corta e meravigliosa. È come se tuo nonno tornasse in vita per passare del tempo con te per qualche minuto per poi andarsene di nuovo. È un momento perfetto che finisce subito.”

Il 18 settembre del 1970, Hendrix muore a Londra a causa di complicazioni dovute alla droga. Aveva solo 27 anni. Lui continua a vivere nei nostri ricordi, nell’Electric Lady Studios sulla East 8th Street, che ha ospitato artisti come Patti Smith, Adele, Lady Gaga, gli U2 e tanti altri. Continua a vivere attraverso i moltissimi premi e riconoscimenti postumi ed attraverso le Rock and Roll Hall of Fame di tutto il mondo. Vive ancora tra il fumo ed il velluto e attraverso le note eteree, ruvide ed elettrizzanti delle sue canzoni.

Fonti:

http://www.rollingstone.com/music/lists/100-greatest-artists-of-all-time-19691231/jimi-hendrix-20110420
https://ny.curbed.com/2016/8/4/12380066/jimi-hendrix-former-greenwich-village-apartment-sold
http://www.rollingstone.com/music/lists/100-greatest-artists-of-all-time-19691231/jimi-hendrix-20110420
https://www.biography.com/people/jimi-hendrix-9334756
https://www.jimihendrix.com/
https://en.m.wikipedia.org/wiki/Jimi_Hendrix
https://www.biography.com/people/jimi-hendrix-9334756 
https://www.nytimes.com/2017/10/03/nyregion/jimi-hendrix-way-nyc.html
https://www.wsj.com/articles/jimi-hendrixs-electric-lady-studios-turns-45-1439393188

Dieci segreti di Washington Square Park.

Forte di dodici milioni di visite all’anno da parte di turisti e residenti, Washington Square Park può vantare numerose cose da vedere e da fare. I Parkies (frequentatori abituali del parco) degni di questo nome già conoscono le cose fondamentali: una volta era un Potter’s Field (lett. “Campo da vasaio”) dove venivano sepolti i poveri e c’è stata un tempo una strada che ha trasportato veicoli attraverso il Parco per almeno 100 anni. Ma il Parco nasconde alcuni segreti che anche il più esperto abitante di Washington Square potrebbe non conoscere, come il suo legame con gli schiavi liberati di New York ed il fatto che sia stato il primo posto dove venne utilizzato in modo pubblico il telegrafo.

È attraversato da un torrente.

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Non proprio un fiume, ma comunque lungo circa 2 miglia, Minetta Creek fu uno dei corsi d’acqua naturali più lunghi di Manhattan. Nel 1797 la terra a est del Minetta Creek fu acquisita dalla città per la costruzione di un Potter’s field (una fossa comune) per le persone senza denaro. Quando il cimitero venne chiuso, nel 1825, la città acquistò la terra a ovest di Minetta ed intraprese un intrepido progetto per deviarlo nel sottosuolo. Minetta Creek è in parte visibile attraverso vari tombini lungo il percorso originario del torrente, che scorre sotto i piedi dei passanti del parco prima di sfociare nell’Hudson.

Questo parco è più verde di quanto si possa pensare.

BKSK-Architects-Washington-Square-Park-House-1.pngIl Parco è ricco di piante verdi, alberi ed erba, ma lo sapevate che l’edificio del Park House è anch’esso “verde”? Costruito dallo studio di architettura BKSK, il Park House, insieme ad altri elementi quali il percorso per cani e le colline erbose per i giochi, è certificato LEED Platinum, il più alto indice di efficienza energetica previsto dal Green Building Council degli Stati Uniti. Sono presenti alcune caratteristiche ecologiche, inclusi pannelli solari, ed il riscaldamento e raffreddamento geotermico, ed è costruito con pietre di provenienza locale e legno di recupero. Queste caratteristiche sono decisamente ‘green‘ per questo luogo di lavoro, che deve anche ospitare servizi d’igiene pubblici, spazi per uffici, magazzini per attrezzature e utensili, ed in particolare le pompe che gestiscono la fontana storica del Parco.

Ospita una delle prime tradizioni di illuminazione di alberi di Manhattan.

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La Washington Square Association – il più longevo gruppo di quartiere di New York – ha organizzato l’Annuale Holiday Tree Lighting per 93 anni. La prima illuminazione nel Parco risale al 1924 e fu creata ad imitazione della prima illuminazione dell’Albero di Natale Nazionale nel Parco del Presidente a Washington DC, l’anno precedente. L’albero pubblico illuminato si trova vicino all’Arco durante le festività e questa lunga tradizione è quasi più antica della famosa illuminazione dell’albero presso il Rockefeller Center. Il più antico titolo di illuminazione di alberi va però a Madison Square Park, che illumina il suo albero natalizio dal 1912.

Un tempo era terreno agricolo per schiavi liberati.

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Nel 1624 la Compagnia delle Indie Occidentali stabilì un avamposto commerciale all’estremità sud di Manhattan. Per assicurarsi abbastanza cibo per la crescente popolazione dell’insediamento, nel 1642 il direttore di quella che era allora New Amsterdam accordò la libertà ad un certo numero di schiavi africani e concesse loro degli appezzamenti di terra da coltivare, in cambio di una parte del loro raccolto. Alcune della parti di terra si sovrapposero all’area del futuro parco, incluse quelle di Anthony Portuguese e Manuel Trumpeter. Oltre alle colture fornite agli olandesi, che erano principalmente commercianti, non agricoltori, queste concessioni di terra agli ex-schiavi contribuirono a creare una zona cuscinetto tra la colonia e le tribù native Lenape, durante un periodo di guerra. L’area divenne nota come “Terra dei Neri” e in seguito venne chiamata “Piccola Africa”; qui una comunità nera continuò a sviluppare e crescere nel XX secolo. I contadini neri liberi, in seguito, persero il diritto di possedere la terra sotto il dominio inglese, e la loro proprietà fu incorporata in grandi latifondi posseduti da proprietari terrieri Inglesi.

Garibaldi siede su alcuni segreti.

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La statua di Giuseppe Garibaldi si trova nel parco sin dalla sua inaugurazione nel 1888. Originariamente collocata dal Comitato per il Monumento di Garibaldi, la statua è stata creata dallo scultore Giovanni Turini, il quale era stato un membro volontario del quarto reggimento di Garibaldi, durante la guerra italo-austriaca nel 1866. La statua è stata rimossa tre volte da quando venne per la prima volta posizionata nel parco, più recentemente durante l’ultima ristrutturazione. Dopo aver spostato la statua, durante una ristrutturazione del 1970, venne ritrovata una capsula del tempo nascosta sotto la base. Conteneva documenti, giornali, e messaggi risalenti ai primi anni del ‘900. I ritagli includevano resoconti della morte di Garibaldi, la storia dell’organizzazione che posizionò la statua unitamente ad informazioni riguardanti la dedica originale del monumento.

La prima dimostrazione pubblica del telegrafo è avvenuta proprio a Washington Square.

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Nel 1838 Samuel Morse stava lavorando come professore di Letteratura, Arti e Design presso l’Università della città di New York, oggi conosciuta come NYU. Il 24 gennaio Morse fece correre un filo di rame lungo un miglio dalla finestra del suo laboratorio al 22 di Washington Square, giù nel parco, attorno ad un albero e di nuovo attraverso la finestra. Trasmise un messaggio che diceva: Attention! The Universe! By Kingdom’s Right Wheel! ed in soli pochi secondi, superò tutte le altre forme di comunicazione del tempo. Questa frase suggerisce che quel momento venne considerato come l’inizio di una nuova era.

La ricerca del marmo.

Tuckahoe-Marble-Quarry.jpgL’Arco di Washington Square fu originariamente costruito con il marmo di Tuckahoe proveniente da una cava nella vicina Tuckahoe nello stato di New York, ma la cava venne chiusa negli anni ’30, molto prima del restauro del monumento più importante del parco nel 2003. Fortunatamente il team di restauro trovò il marmo necessario in un deposito di materiali recuperati durante la ricostruzione della strada statale Taconic nel 2002. Il marmo dell’autostrada è stato riproposto per le riparazioni dell’Arco. Durante i due anni di ristrutturazione dell’Arco, per un costo di tre milioni di dollari, le rosette distintive del monumento si dimostrarono bisognose di restauri. Quarantacinque delle rosette su novantacinque furono sostituite con quelle realizzate in pietra di alta qualità, progettate per assomigliare alle copie in marmo di Tuckahoe degli originali.

L’angelo dell’Arco.

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Fiori e cioccolata possono sembrano un bel gesto romantico, ma certo non è abbastanza quando siete William Rhinelander Stewart e Stanford White, ovvero i creatori dell’iconico Arco di Washington Square. Questi due uomini chiesero allo scultore Frederick MacMonnies di modellare i volti di due angeli a somiglianza di quelli delle loro rispettive mogli. Gli Angeli vennero lavorati da due dei migliori scultori del XX secolo, MacMonnies ed il suo maestro, Augustus Saint-Gaudens. Tuttavia dopo vari tentativi, non si ottenne molta somiglianza con le donne nell’opera definitiva.

L’arte pubblica dell’Arco ha una storia.

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L’audace, celeberrimo ed influente artista ed attivista Cinese Ai Weiwei ha utilizzato l’Arco come location per una delle sue imponenti sculture della mostra cittadina, “Good Fences Make Good Neighbors.” (Le buone recinzioni fanno buoni vicini.) La scultura di Weiwei, che invitava ad un dialogo sui diritti umani attraverso la lente di una crisi migratoria, non ha rappresentato il primo utilizzo dell’arco come “tela d’artista”. Nel 1980, Francis Hines, un artista del West Village, avvolse l’Arco in 8.000 strisce di garza di poliestere, creando così una fasciatura del monumento “ferito”. Il progetto era stato sponsorizzato dalla New York University al fine di raccogliere fondi per aiutare a ripristinare l’arco e altre zone del parco.

L’attuale Park House non è l’unico edificio ad essere stato costruito qui.

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Il Park House sarà anche l’unico edificio a trovarsi nel Parco oggi, ma altri edifici hanno arricchito questo spazio sin dal 1700. Alcuni degli edifici più antichi, che si trovavano in quello che sarebbe diventato il parco, erano la casa ed i fabbricati annessi di Thomas Ludlow, un commerciante benestante di New York. Costruite nel 1789 in quello che è oggi l’angolo nord occidentale, la casa ed i restanti edifici venivano probabilmente utilizzati da Ludlow come residenza estiva. Nel 1797 la fossa comune si spostò sul lato est di Minetta Creek ed una casa del custode fu costruita nell’angolo nord-est del parco dove egli era autorizzato a vivere se lo desiderava. Questi edifici sono stati poi demoliti dopo che la città acquisì il terreno di Ludlow per annetterlo alla fossa comune, che venne infine riempita e trasformata in una piazza d’armi nel 1826. L’aspetto del parco è cambiato molto da allora, comprendendo anche un padiglione musicale ed un rifugio della polizia durante la sua lunghissima storia come parco di New York.